Fisioterapista: meglio da dipendente o a Partita IVA?

Fisioterapista: meglio da dipendente o a Partita IVA?

Oggi parliamo di lavoro dopo la laurea: meglio le certezze del posto fisso o i guadagni della Partita IVA?

Introduzione

Se vogliamo, quella di oggi è una variante della domanda: “Cosa vuoi fare da grande?”.

Per rispondere a questa domanda ho una buona e una cattiva notizia.

Da quale iniziamo?

Dai, togliamo di mezzo la cattiva.

La brutta notizia è che in fondo la risposta non ce l’hai mai. A qualsiasi età.

A volte ti dimentichi addirittura di questa domanda e smetti anche di cercare la risposta.

E qual è la buona notizia?

La cosa positiva è che non devi prendere oggi questa decisione. Per molti di noi capita di non prenderla mai, semplicemente è la vita che ti porta in un determinato posto.

Devi scegliere se aprire la Partita IVA (magari lasciando un posto fisso) e quest’incertezza ti mette ansia?

Con questo articolo la cosa che (spero) porterai a casa è che non esiste una decisione giusta o sbagliata.

Bisogna abbandonare le convinzioni del tipo “posto fisso bello - partita iva brutta” o viceversa, e semplicemente lasciarsi andare prendendo il meglio della situazione in cui ci ritroviamo.

Significa che non dobbiamo avere aspirazioni di crescita e cambiamento?

Assolutamente no.

Il punto è questo: non possiamo sapere in anticipo se siamo tipi da lavoro dipendente o da Partita IVA.

Non a tutti interessa saperlo, e tra i rimanenti a pochi la curiosità spinge a scoprirlo.

Per scoprirlo la cosa migliore sarebbe provare entrambi, e poi decidere.

A volte questa cosa è possibile, altre volte è fuori discussione, altre volte semplicemente è la vita che ti porta in una o nell’altra direzione.

Nella ricerca di quello che è meglio per noi, capiterà di trovarsi da un lato di questa staccionata e avere la curiosità, la voglia e la paura di esplorare l’altro lato.

Ma per fare il salto ci vuole tempo, e nel frattempo devi prendere il meglio della situazione in cui ti trovi.

Ci vuole tempo sia per chi è insoddisfatto della Partita IVA (e magari vuole studiare e prepararsi per un concorso), sia per chi è insoddisfatto della vita da dipendente (e decide di crearsi un giro di pazienti per essere autonomo).

Quindi, per capire cosa sarà questo articolo, partiamo da cosa non sarà: sicuramente non sarà nè a favore nè contro una delle due modalità.

So che è molto arrogante la pretesa e l’illusione di essere super partes, ma parleremo bene di entrambe e parleremo male di entrambe.

La conclusione poi la trai tu, e dove ti porteranno gli eventi a scrivere la tua storia. (E in qualsiasi posto arriverai, passa a trovarci ancora).

Il lavoro da Dipendente e il Posto Fisso

Per semplicità riuniamoli sotto un’unica categoria (a tempo indeterminato) e tralasciamo le differenze tra pubblico e privato, parleremo comunque di entrambi.

Sul posto fisso è inutile dilungarci.

Alla stregua del Sogno Americano è pure il protagonista di diversi film.

Solo che negli ultimi tempi è diventato un argomento davvero controverso in Italia: tra laureati in ingegneria che partecipano ai concorsi da operatore ecologico pur di avere il posto fisso e gente che lo rifiuta in massa, non si capisce più niente.

Storicamente il fascino del posto fisso si riassume in una sola parola: prevedibilità.

Col tempo indeterminato si possono fare progetti a lungo termine, si può richiedere il finanziamento della macchina e il mutuo per la casa, insomma ci permette di sistemarci.

Inoltre: ferie retribuite, malattia pagata, chi è donna può avere figli senza interruzioni dello stipendio.

I fuori sede nel pubblico possono chiedere trasferimento e tornare prima o poi a lavorare vicino casa.

Sistemarsi okay, ma a che costo?

Al costo di guadagni non entusiasmanti, ma sicuramente dignitosi, noia e routine.

E fare i fisioterapisti da dipendenti non fa eccezione.

Perchè il posto fisso è diventato controverso

Per ora togliamo di mezzo l’aspetto delle aspirazioni, del successo, dell’indipendenza e così via.

Nel 2023 ci troviamo in un periodo un po’… particolare.

Ci sono due eventi che hanno scombussolato il panorama lavorativo:

  • La pandemia;
  • L’inflazione.

Per la prima volta da decenni il problema dell’economia non è più la deflazione, ma l’inflazione. E cioè le cose costano sempre di più.

Se oltre a salire il prezzo delle cose però non sale anche lo stipendio, è un problema.

Se non sale lo stipendio, e i concorsi vengono vinti in città già di loro molto costose, semplicemente qualcuno si fa i conti in tasca. E a molti non conviene.

Nelle regioni del nord, soprattutto Piemonte ed Emilia Romagna, si sta assistendo ad un notevole aumento della preferenza del lavoro a Partita IVA da parte del personale sanitario.

Quindi, di loro spontanea volontà, ci sono medici e infermieri che dopo 20 anni di attività si licenziano per passare a Partita IVA.

E gli infermieri non hanno la strada della Partita IVA come storicamente ce l’abbiamo noi fisioterapisti, quindi si stanno creando dinamiche del tutto nuove nella sanità.

Ma l’inflazione non è stato l’unico motivo.

La pandemia ha avuto effetti pesanti, soprattutto negli ospedali, e ad ogni livello.

Ha sovraccaricato ogni singolo elemento del sistema sanitario nazionale, e ciò ha influito molto sull’ambiente lavorativo. Quello che è successo lavorando in ospedale durante il covid è difficile che qualcuno se lo dimentichi.

Orari lunghi, tutti bardati, rischio di prendere il covid e il long covid: a chiunque è passato per la mente di abbandonare tutto e mettersi in proprio.

Oltre alla garanzia che lo stipendio non salirà e che in caso di pandemie la situazione continuerà ad essere insopportabile (e molto probabilmente il covid non sarà l’ultima che vedremo), bisogna ricordarsi anche che se si capita in un brutto ambiente lavorativo bisogna stare attenti a tutte le trame dei colleghi, le vessazioni dei superiori e tutte le insensate decisioni che ti rendono la vita un grammo più difficile giorno dopo giorno.

Il discorso del posto fisso è che è prevedibile, ma se le cose vanno male, nella stragrande maggioranza dei casi non si può fare praticamente niente per cambiarle e si è in balìa di scelte prese da altri.

Il posto fisso scenderà mai dal podio più alto? Non possiamo saperlo.

Ma non è neanche il punto del discorso.

Il punto è che ognuno di noi è fatto in modo diverso. E se anche il primato del posto fisso non sia in dubbio come sta accadendo in questo periodo, ci sarà sempre qualcuno a cui il posto fisso sta stretto e viceversa. Quindi:

  • Anche se pensi di avere uno spirito imprenditoriale innato e vieni da una famiglia di professionisti e imprenditori… magari ti troverai benissimo con il posto fisso;
  • Anche se hai paura di tutto, persino della tua ombra, e vuoi un lavoro prevedibile per pianificare tutto il resto della tua vita… magari provi il posto fisso e ti accorgi che non fa per te.

La Partita IVA: il bello, il brutto, il cattivo

La narrativa sulla Partita IVA è piena di colpi di scena: si parte come ripiego, poi la si giustifica come un voler essere indipendenti, poi si scopre che è solo precariato con un altro nome, poi non ne puoi più fare a meno, poi devi pagare la tasse e i contributi.

Il tutto condito da un’abbondante quantità di dubbi.

E allora?

Ne vale la pena aprire la Partita IVA per fare il fisioterapista o no?

Come al solito, è complicato.

Ma cerchiamo di renderlo più chiaro.

Il Bello

Orari comodi, guadagni stellari, nessuno che ti dice che devi fare e come devi lavorare.

Il Brutto

Orari comodi, guadagni stellari, nessuno che ti dice che devi fare e come devi lavorare.

Ma come, è la stessa cosa di prima?

Eh si, per qualche tempo avrai orari comodi perché non hai pazienti, e i guadagni stellari sono quelli che ti sogni e che sono riservati ai fisioterapisti che sono sul mercato da più tempo di te.

Non avrai idea di cosa fare, probabilmente neanche nessuno con cui confrontarti e a cui chiedere consigli.

La situazione, è bene ricordarlo, è più brutta all’inizio. Col tempo e con l’esperienza si cresce e crescono i guadagni e le condizioni lavorative in generale.

Il cattivo

Un nostro illustre connazionale - il ricercatore e artista Silvio Lorusso - ha coniato il termine **imprendicariato.**

Questo termine è l’unione delle due parole imprenditoria e precariato che descrive perfettamente la normalità di moltissime Partite IVA, incluse quelle di noi Fisioterapisti.

Certo, essere imprenditori prevede un rischio che per definizione è una situazione precaria.

Ma prima di diventare imprenditori bisogna sceglierlo, decidere di aprire un’attività e mettersi in gioco.

Invece nell’imprendicariato no, non si ha praticamente scelta.

Siccome la Partita IVA è brutta e cattiva, chiudiamo l’articolo così?

No.

Che sia stata una tua scelta oppure no, adesso magari ti ritrovi in questa situazione e bisogna trarne il massimo. E come si fa?

Molto spesso ci si ritrova come liberi professionisti senza capire che essere liberi professionisti è in buona sostanza un business e che si opera dentro un mercato.

Pensare in questi termini sembra togliere tutto il romanticismo e l’etica di una nobile professione come quella del Fisioterapista.

Il problema è che di romanticismo non si campa, e se il lavoro non soddisfa ha un’impatto sulla qualità della riabilitazione danneggiando direttamente anche i pazienti, che potrebbero ricevere cure migliori.

Inoltre siamo portati a ragionare secondo uno schema “o - oppure”, mentre il mondo è complesso e si può tranquillamente ragionare secondo uno schema “e - e”.

In che senso?

Facciamo un esempio.

Chiunque si identifica o come “tecnico”, oppure come “commerciale”. Questo è vero per i fisioterapisti, ma è vero per praticamente tutti i lavori.

Semplificando brutalmente e facendo di tutta l’erba un fascio: i primi amano la materia, si perdono nei dettagli scientifici, sono bravissimi e hanno una conoscenza da paura. I secondi sono bravi ma il pensiero di passare settimane sui libri li annoia e preferiscono toccare con mano, conversare con le persone e conoscerne di nuove.

Pensare secondo una schema “o - oppure” implica che si può essere o l’uno o l’altro. Quindi se sei commerciale non puoi essere tecnico e viceversa.

Invece passare a ragionare con “e - e” significa iniziare a pensare che se sei tecnico, puoi diventare anche un po’ più commerciale.

Essere bravi tecnicamente è una condizione necessaria, ma non sufficiente. E anche essere commerciali lo è.

Vediamo i due scenari, assolutamente esagerati e stereotipati per dare un’idea:

  • Se si è solo commerciali, e non si pensa per niente ai risultati, il paziente lo capisce che si fa questo lavoro per soldi e si sente depredato e spennato;
  • Se si è solo tecnici, e non ce ne frega niente dell’aspetto umano, il paziente preferirà qualcuno con più empatia che lo farà sentire meglio - perfino se quel qualcun altro è meno preparato.

E in entrambi i casi l’errore che si fa è pensare che stiamo vendendo il nostro servizio, cioè la fisioterapia.

La realtà invece è che stiamo vendendo in primis noi stessi, perché tanto il paziente trova la fisioterapia un po’ dappertutto, ma qualcuno che ti fa sentire meglio è difficile da trovare (e si paga).

Qual è il punto di tutto questo discorso?

Il punto è che se ti metti in proprio, devi necessariamente iniziare anche a venderti meglio, che ti piaccia o no. I risultati non arrivano da soli, ma quando entri nel meccanismo non hai un limite di guadagno (a differenza del dipendente).

Per cui, riassumiamo quanto detto finora con: tutto ha un prezzo da pagare.

Se cerchi la stabilità, il prezzo da pagare è che i guadagni non vanno a te, ma al tuo datore di lavoro.

Se cerchi i guadagni, il prezzo da pagare è che bisogna rischiare - fermo restando che in entrambi i casi non va compromessa la qualità della riabilitazione.

Conclusione

Questo non era assolutamente un articolo per chiarirti le idee.

Era per mettere tutti gli elementi sul tavolo, per metterti in guardia dai potenziali rischi di una o dell’altra modalità, per mettere in dubbio le certezze che abbiamo e liberarci dalle convinzioni che in fondo non dobbiamo avere per forza.

Il punto è questo: non c’è niente di giusto o sbagliato nel ragionare da dipendente o da libero professionista.

Non c’è qualcosa che va bene per tutti. E anche se una delle due ci andava bene fino ad un attimo fa, non è detto che tra cinque anni la situazione sarà la stessa.

Quindi, se sei curiosa/o di provare l’altro lato della staccionata e hai la possibilità di sceglierefallo.

Non credo affatto che te ne pentirai.

Nella peggiore delle ipotesi le avrai provate entrambe e potrai proseguire la tua vita felice.

Quindi, spero che questo articolo ti sia piaciuto e non ho dubbi che ti porterà un pizzico di fortuna a prescindere da quale strada deciderai di intraprendere.

Se vuoi un po’ di compagnia per questo tuo viaggio, che ne dici di unirti a noi? Insieme si va più lontano!

Grazie per aver letto fin qui, a presto :)

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