Ognuno di noi vuole diventare un fisioterapista migliore. Ma come si fa? E quale miglior modo di scoprirlo, se non chiedendolo ai pazienti? Scopriamolo insieme.
Crescere come professionisti non significa solo diventare molto tecnici e diventare dei pozzi di scienza, ma significa anche (e soprattutto) capire cosa vogliono i pazienti.
Ma cosa vogliono esattamente i pazienti?
Ho trovato molto interessante questa puntata del podcast di Streamed, di cui parlavo in questo articolo.
Nello specifico, si parla di questa ricerca che cerca di comprendere il punto di vista dei pazienti nel contesto della riabilitazione.
E in particolare, sono stati individuati 5 tratti che, se presenti tutti insieme, fanno sentire il paziente al centro e percepire il fisioterapista come più bravo.
Al di là del fatto che la ricerca in questione sia parecchio qualitativa, e che sono stati intervistati solo otto pazienti, le cinque cose che stiamo per dire sono le basi su cui ognuno di noi dovrebbe lavorare, e sono senza dubbi una dimostrazione di buon senso. Continuiamo.
Storicamente tutte le specialità sanitarie hanno indagato sul grado di soddisfazione dei pazienti relativamente alle cure ricevute, ma la fisioterapia è particolare.
La presenza del contatto fisico e la prolungata durata della relazione (perché si fa fisioterapia per giorni, se non settimane) rispetto alle altre professioni sanitarie richiede anche criteri di valutazione diversi per la fisioterapia.
Inoltre, in passato il rapporto del paziente con il clinico era squilibrato: al centro c’è la consultazione per una malattia e il medico sta su un piano superiore.
Oggi invece, la prospettiva è quella della Patient-Centered Care. Qui il paziente e il clinico sono sullo stesso piano, e al di là della malattia in sè si tengono in conto tanti altri fattori sulla sfera emotiva e comportamentale del paziente stesso (che è al centro).
In uno studio di Martin O’ Kidd del 2011 è stato chiesto ai pazienti di indicare quali fossero le caratteristiche di un buon fisioterapista, secondo il modello di assistenza che mette il paziente al centro. Vediamoli insieme.
La prima cosa venuta fuori intervistando i pazienti è stata l’importanza della capacità comunicativa - intesa come uno scambio reciproco di informazioni.
Nello specifico, i componenti inclusi dai pazienti all’interno di questa categoria sono stati 3:
La cosa importante è che il fisioterapista sia in grado di interpretare il racconto del paziente, comprendere e gestire la sua condizione e rassicurarlo in merito ai sintomi.
Riguardo a questi aspetti, ecco cosa è stato detto dai partecipanti dello studio:
“Il fisioterapista dovrebbe ascoltare quello che diciamo noi pazienti. Non conosciamo la terminologia esatta da usare, però possiamo dire quando faccio così ho dolore, quando faccio così no”.
E qui si apre un’altra parentesi, perché comunicare usando lo stesso registro del paziente aiuta a rassicurarlo su cosa sta succedendo e a sentirsi compreso.
Altra cosa fondamentale è spiegare che è okay spingere un po’ (senza esagerare) se c’è dolore durante gli esercizi.
E a proposito di esercizi, non basta comunicare che è importante farli.
Conta anche il modo in cui viene comunicato (che è personale e si sviluppa con il tempo, anche se i pazienti che proprio non vogliono farli esistono eccome).
Il fisioterapista dovrebbe essere sicuro sia nelle spiegazioni che nell’atteggiamento.
I partecipanti hanno preferito fisioterapisti che, oltre alla capacità di comunicazione, dimostrassero sicurezza in merito alle proprie conoscenze e che avessero un’attitudine tale da supportare il paziente durante il percorso di riabilitazione.
Anche con questo secondo punto, vediamo cosa hanno detto i pazienti intervistati:
“È importante percepire che il fisioterapista sappia di cosa stia parlando, che sia sicuro di ciò che sta dicendo. Ed è importante sapere che con me ci sia qualcuno che sa davvero cosa sta facendo.”
La conoscenza e le competenze sono state considerate requisiti essenziali.
I pazienti intervistati hanno infatti riportato una maggior fiducia nei confronti di un fisioterapista che fosse in grado di spiegare il problema, rispondere alle domande e condurre la seduta di riabilitazione con professionalità.
Dai dati è emerso che i pazienti preferiscono essere partecipi nella discussione sulle opzioni di trattamento, esprimendo dubbi e sensazioni in merito alle cure ricevute.
Anche su questo punto, sentiamo cosa ha detto uno degli intervistati:
“Il terapista sapeva cosa stava facendo, sapeva quali erano gli esercizi giusti, come dovevo farli, a cosa servivano.”
I pazienti hanno ritenuto importante che il fisioterapista fosse amichevole, dimostrasse empatia (specialmente in relazione al dolore), incoraggiamento e capacità di relazionarsi con le persone.
Il fisioterapista dovrebbe dunque avere tali caratteristiche per collocare il paziente sempre al centro dell’incontro terapeutico, facendolo sentire compreso e rispettato:
“Ciò che conta per me è l’empatia, qualcuno che comprenda il mio dolore e la sensazione di essere importante, di essere considerato una persona (e non un numero o un cliente, aggiungo io).”
E anche:
“I fisioterapisti dovrebbero essere capaci di relazionarsi con i pazienti per metterli a loro agio. Mi hanno fatto sentire importante, come una persona a cui tenevano per davvero.”
Secondo i partecipanti, un fisioterapista dovrebbe comunicare i risultati ottenuti al paziente in modo che possa rispettare il programma riabilitativo.
Infatti, sono stati segnalati maggiori progressi e maggiore soddisfazione quando sono stati misurati e comunicati i risultati.
Dunque il fisioterapista dovrebbe raccogliere dati sugli obiettivi conseguiti e utilizzarli per dimostrare ai pazienti i traguardi raggiunti.
Vedere i risultati è molto motivante (lo è anche per noi, in altri ambiti della nostra vita), e quindi è anche un modo per motivare il paziente e ridurre le probabilità che non si presenti più e abbandoni la riabilitazione a metà del ciclo (che è qualosa che interessa molto a chi fa il libero professionista).
“Per me è stato importante sentirmi dire i progressi che stavo facendo. Ad esempio, fino a che punto potevo piegare il dito? Nella prima settimana avrei pregato di 20° e la settimana dopo l’avrei pregato di 40° e così via.”
Oppure:
“Il fisioterapista era davvero interessato al mio miglioramento settimana dopo settimana. Ha persino tirato fuori le misurazioni passate per dirmi: «Guarda, tre o quattro settimane fa facevi solo questo!», facendomi notare la differenza, rassicurandomi e facendomi capire che stavo davvero migliorando”.
Un ottimo modo per tenere traccia dei risultati - oltre alle misurazioni - è scattare foto o girare video in momenti diversi della riabilitazione, un po’ come fanno i nutrizionisti con i pazienti che perdono peso.
Per molte problematiche puoi girare video di spalle oppure oscurare i visi (così non appare il viso del paziente), ma chiedi sempre il consenso di scattare foto, girare video e se puoi pubblicarli (che è anche un modo per mostrare i risultati ad altri potenziali pazienti con le stesse problematiche).
Sviluppare queste 5 competenze, sia a livello tecnico che a livello umano, è un prerequisito per questa professione.
Soprattutto se vuoi aprire uno studio e se vuoi trovare pazienti.
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Grazie mille per aver letto!
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